Non è certo facile ripercorrere con esattezza la lunga e tortuosa storia della nobile famiglia Colonna. Noi ne rintracciamo i passi attraverso alcuni territori del Lazio.
Articolo redatto da Federica Bertini
A ricordare di antichi fasti e di sanguinose battaglie sono quelli che un tempo erano i possedimenti fuori dall’Urbe: qui, il segno dei Colonna è riconoscibile nei palazzi, nelle chiese, negli affreschi e nei tesori artistici che si sono conservati fino ad oggi.
La maggiore difficoltà di questo tentativo di ricostruzione storica è dovuta alla lacunosità delle notizie che si possono raccogliere negli archivi Colonna. Per fare un esempio, l’Archivio dei Colonna di Zagarolo non è ancora oggi noto, a Subiaco è invece conservato l’Archivio Colonna di Paliano. Alcune notizie possono essere comunque rinvenute negli archivi delle altre famiglie nobiliari.
Tuttavia, nei secoli diversi studiosi e appassionati si sono dedicati alla ricostruzione della storia di questa famiglia. Tralasciando le opere meramente celebrative, tra quelle degne di nota è possibile ricordare la fonte manoscritta tramandata da Francesco Valesio e datata intorno alla prima metà del Settecento, intitolata Della Istoria di Casa Colonna, oppure, risalenti all’Ottocento, le tavole genealogiche di Pompeo Litta sui Colonna e la monografia intitolata Memorie colonnesi scritta da Antonio Coppi, procuratore legale di casa Colonna dal 1816 (che prevede una sistematica citazione di fonti e documenti, anche di natura patrimoniale).
A regestare i documenti dell’Archivio Colonna è poi Giuseppe Tomassetti. Le schede da lui redatte sono successivamente utilizzate dallo stesso autore per scrivere l’opera La campagna romana diventata un punto di riferimento per la storia del ‘fuori Roma’.
Breve storia dei Colonna
La famiglia Colonna prende il nome da Pietro, figlio del conte di Tuscolo Gregorio II, vissuto durante il pontificato di Pasquale II (1099-1118).
Pietro, che aveva assunto l’appellativo de Columna, ereditava dal padre parte della signoria dei conti di Tuscolo che comprendeva anche i territori degli attuali Monte Porzio Catone, Zagarolo, Palestrina e Colonna, a cui Pietro aveva dato il nome e dove faceva erigere un castello sul sito di un vecchio castrum, trasformato in palazzo baronale nel XVI secolo.
Mentre nel 1151 Oddone, figlio di Pietro, cedeva a papa Eugenio III (1145-1153) i diritti su Tuscolo, Monte Porzio e Montefortino i possedimenti della famiglia si espandevano ulteriormente verso Est. Nel XIII secolo appartenevano ai Colonna il Mausoleo di Augusto e Monte Citorio in Roma; fuori dall’Urbe, oltre a Colonna, Zagarolo, Palestrina, si aggiungevano i territori di Rocca di Cave, Cave, Genazzano, Capranica, Gallicano, S. Vito, Olevano, Pisoniano, parte di Paliano e Serrone, e altri centri minori, anche nel Regno di Napoli.
Scipione Pulzone, Ritratto di Marcantonio Colonna.
Al 1252 sembra risalire la divisione ereditaria con la scissione delle linee di Gallicano, Palestrina, Genazzano. La famiglia Colonna prendeva parte attivamente alla famosa ribellione contro il pontificato di Bonifacio VIII (1294-1303).
Ora in lotta e ora in alleanza con il papato e con le altre famiglie della baronia romana, prima fra tutte quella Orsini, fu però grazie all’ascesa al Soglio pontificio di Oddone Colonna, papa Martino V (1417-1431), che avveniva l’acquisto di molti dei feudi più importanti appartenuti ai Colonna. Inoltre, il papa nel 1427 istituiva un fidecommesso di linea mascolina e i possedimenti venivano distribuiti tra i figli dei suoi fratelli.
Alla morte di Martino V, il nuovo papa Eugenio IV (1431-1447) chiedeva però la restituzione dei denari e delle proprietà illegittimamente ottenute dai Colonna, rivendicandone la proprietà alla Santa Sede.
Iniziava un periodo di duri scontri che condussero alla scomunica della famiglia avvenuta il 9 ottobre 1433, mentre Genazzano veniva assediata dalle truppe di Giovanni Vitelleschi, che distruggevano Lariano (1434), Palestrina (1436) e Zagarolo (1439). Cessate le ostilità, sotto il papato di Nicolò V (1447-1455), è nel 1482 che inizia una nuova fase conflittuale con papa Sisto IV (1471-1482).
I Colonna, che erano stati banditi e che avevano subito addirittura l’assedio e la distruzione di Paliano con Paolo III (1534-1549), dopo un breve periodo di pace, stabilitosi durante il pontificato di Giulio III (1550-1555), si preparavano ad affrontare l’ira del filo-francese Paolo IV Carafa (1555-1559). Il 10 maggio del 1556, il papa in contrasto con Marcantonio Colonna, creava il ducato di Paliano affidandolo al nipote Giovanni Carafa: Paliano che per secoli aveva rappresentato la roccaforte inespugnabile della famiglia diventava ora la sede di uno stato fedele alla Santa Sede. Le ostilità cessavano con la pace di Cave sancita nel 1557. Tuttavia, Marcantonio II rimaneva bandito riuscendo a recuperare i possedimenti solo dopo la morte di papa Carafa avvenuta nel 1559, fatta eccezione di Paliano.
Dopo anni di lotte è la pace di Cateau Cambrésis (1559) a segnare una nuova stabilità politica che vide il declino delle autonomie baronali a favore di un’aristocrazia cittadina. Si trattava di una trasformazione – come scrive lo storico Paolo Periati nel 2018 – «della nobiltà feudale in ambito cinquecentesco» che andava accantonando quella «vocazione prettamente militare […] in favore di altre strategie […] come alleanze matrimoniali e legami clientelari, governo della giustizia e signoria fondiaria, acquisto di feudi». Un caso degno di nota, in tal senso, è il matrimonio avvenuto tra Anna Borromeo, nipote di Pio IV (1559-1565) e sorella del cardinale Carlo, con Fabrizio Colonna, primogenito di Marcantonio II.
Con il riconoscimento dell’egemonia spagnola sulla penisola venivano ora meno le azioni di contrasto della Francia e della Chiesa; così Paliano veniva riconsegnata ai Colonna assieme alle fortificazioni e alle artiglierie il 17 luglio 1561.
Si andava così prospettando una nuova fase per la famiglia colonnese. Pio V (1566-1572), il 30 marzo 1569, con motu proprio, erigeva Paliano a principato – come racconta lo storico dell’arte Maurizio Calvesi – «in favore di Marcantonio II e i suoi successori maschi primogeniti, con il diritto di portare il titolo di Principe». Anche Zagarolo veniva elevato da Pio V a ducato in favore di Pompeo Colonna.
Naturalmente tra le varie linee di discendenza della famiglia vi erano forti legami. Marcantonio Colonna nel 1570 otteneva il titolo di capitano generale della flotta pontificia contro i Turchi e nel 1571 la guidava alla vittoria durante la battaglia di Lepanto. Il suo luogotenente era allora Pompeo Colonna, duca di Zagarolo e principe di Gallicano, generale della squadra pontificia.
A Marcantonio II succedono il figlio primogenito Marcantonio III, nato nel 1575 e marito di Orsina Damasceni Peretti, e Fabrizio Colonna. È utile ricordare, tra gli altri figli di Marcantonio II, il cardinale Ascanio Colonna – feudatario di Paliano e vescovo di Palestrina dal 5 giugno 1606 al 1608, anno della sua morte – e la marchesa di Caravaggio, Costanza Sforza Colonna, moglie di Francesco Sforza, sostenitrice e protettrice del pittore Michelangelo Merisi, detto Caravaggio.
Proprio Marzio Colonna, II duca di Zagarolo, figlio Orinzia e di Pompeo Colonna era stato nominato tutore, insieme al cardinale Peretti di Montalto, del patrimonio dei Colonna di Paliano affidato al giovanissimo cugino Marcantonio IV Colonna, detto ‘il Contestabilino’ (a capo del casato palianese tra il 1595 e il 1611). Marzio Colonna, da parte sua aveva sposato Giulia, figlia di Sciarra Colonna di Palestrina, acquisendo il titolo di principe di Gallicano. Alla sua morte, avvenuta – come dimostrato dal recente studio condotto da Paolo Periati – nel gennaio 1614, i suoi titoli venivano assunti dal figlio Pier Francesco Colonna.
Marzio Colonna e la sua famiglia svolgevano mansioni governative nel Regno di Napoli – tanto che Periati la definisce una famiglia «sia romana sia napoletana» – e il loro dominio feudale andava al di là dei confini dei territori pontifici, «da Zagarolo a Gallicano, i feudi appartenenti alla famiglia si estendevano a macchia attraverso la Valle del Sacco e i Monti Prenestini fino al Cicolano e all’Aquilano, con particolare densità in Abruzzo Ultra, propaggine settentrionale del Regno di Napoli».
È proprio il dissesto economico, dovuto alla situazione debitoria in cui riversavano le casse del duca Marzio – causata, in parte, dalle ingenti somme spese per soddisfare il suo mecenatismo, la passione antiquaria e il progetto di renovatio della città di Zagarolo, oltre all’intensa attività artistica che interessò il castello di Passerano, in parte il feudo di Paliano e la città di Colonna, come ricorda Paola Torniai nel saggio del 2016 – a costringerlo a rimediare ipotecando Gallicano, Montefortino, Olevano, Torre, Colonna e Zagarolo.
Nonostante, a partire dalla prima metà del Seicento molti dei possedimenti dei Colonna venivano venduti ad altre famiglie nobiliari, da questi brevi cenni storici risulta chiaro come, a partire dall’XI secolo, la storia dei Colonna si sia profondamente intrecciata con il territorio del “fuori Roma”. Esso ne porta ancora il segno visibile attraverso lo stratificarsi dei numerosi monumenti artistici lasciati in eredità dai membri della famiglia.
Sulle tracce dei Colonna
Alternando periodi di fasto e di decadenza dovuti alle controversie con la Curia pontificia e alle lotte con le più potenti famiglie baronali, a partire dalla cittadina di Colonna, l’omonima famiglia afferma il proprio potere anche a Roma e ottiene nel tempo diversi feudi, di cui fanno parte – tra gli altri – Zagarolo, Palestrina, Gallicano nel Lazio, Castel San Pietro Romano, Rocca di Cave, Cave, Genazzano e Olevano. Questo ricco territorio, districandosi nella campagna romana, giunge come ultimo baluardo a Paliano che si affaccia sulle terre del frusinate, verso il Regno di Napoli.
Quale ‘memoria visibile’ rimane ai posteri di questo passato?
Tra Colonna e Roma.
A Colonna, che prende il nome dall’omonima famiglia, è ancora visibile l’antico palazzo baronale edificato nel XVI secolo. Il potere ottenuto dalla famiglia permette la costruzione, a Roma, del Palazzo Colonna in Piazza Santi Apostoli, che risale al XIV secolo. Rimasto di proprietà della famiglia per otto secoli, nel Seicento esso viene ampliato e i lavori vengono affidati ai più grandi architetti e artisti dell’epoca. Al XVII secolo risale la costruzione della Galleria Colonna, lunga 76 metri, che mostra le pregiate collezioni d’arte della famiglia. La Galleria è pensata come sala di rappresentanza per celebrare la vittoria di Lepanto che vide protagonista Marcantonio Colonna.
Zagarolo.
Non lontano dall’Urbe, il castello dei Colonna di Zagarolo, nato come fortezza medievale, viene assediato nel 1105 da papa Pasquale II. Più volte saccheggiato e raso al suolo nei secoli, a partire dalla seconda metà del Cinquecento, ottenuta la pace dei Colonna con il papato e conferito, nel 1569, il titolo di duca di Zagarolo a Pompeo Colonna, inizia per la cittadina un periodo di grande rinnovamento e di trasformazione che raggiunge l’apice con il successore, Marzio Colonna. Durante questo periodo il Palazzo baronale, che insisteva su un’antica fortezza risalente all’XI secolo, assume l’attuale pianta ad “U” e viene riccamente decorato. Nelle sale del piano nobile un affresco celebra la vittoria di Marcantonio Colonna a Lepanto.
Veduta del Palazzo Rospigliosi di Zagarolo. Si ringrazia Loreti Foto
Gallicano nel Lazio e il Castello di Passerano
A Gallicano, nel pieno centro storico, è possibile ammirare il profilo dell’antico castello appartenuto alla famiglia Colonna, che insieme a quello di Passerano, risalente al X secolo, passano di proprietà dei Ludovisi Boncompagni e poi dei Rospigliosi Pallavicini. Il Castello di Passerano è parte della Tenuta di Passerano, attualmente di proprietà della Regione Campania.
Castello di Passerano
Palestrina e Castel San Pietro Romano
Sui resti dell’antico Santuario della Fortuna Primigenia, i Colonna erigono la loro fortezza, passata poi ai Barberini nel 1630, a cui si deve la forma attuale del palazzo. Essa è oggi sede del Museo Archeologico Nazionale di Palestrina.
Veduta di Palestrina
Nel luogo più alto e inaccessibile di Castel San Pietro Romano – la rocca, per l’appunto – i Colonna lasciano la loro traccia nella fortezza a cui si accedeva tramite un ponte levatoio. Nel 1630, dopo aver subìto numerosi assedi, distruzioni e ricostruzioni, ormai in stato di abbandono, la rocca passa anch’essa di proprietà dei Barberini.
Veduta di Castel San Pietro Romano
Cave e Rocca di Cave
Cave, di proprietà degli Annibaldi, viene acquistata dai Colonna solo ai primi del Quattrocento attraverso l’eredità di Mascia Annibaldi, moglie di Giordano Colonna, il fratello di Martino V. Essa diventa luogo di scontro tra la famiglia e il papato fino alla firma del trattato di pace avvenuta nel 1557 tra papa Paolo IV Carafa e Filippo II re di Spagna.
Nella Chiesa di Santo Stefano, sorta sui resti di quella Colonna, trova la sua sepoltura Odoardo Colonna.
La Rocca, che sorge sopra Cave, risalente all’XI secolo, viene occupata da Pietro de Columna già nel 1100, ai tempi di Pasquale II, per poi tornare di proprietà del papa.
Essa verrà presto sottoposta a un intervento di restauro.
Veduta di Rocca di Cave
Genazzano
Genazzano diventa feudo Colonna prima del 1277. La famiglia ne decreta la fortuna e lo sviluppo dando i natali a Oddone Colonna, divenuto poi papa nel 1417 con il nome di Martino V.
Troviamo ancora traccia di questa famiglia nel castello trasformato in palazzo residenziale dei Colonna – oggi sede del Centro Internazionale per l’Arte Contemporanea – e anche negli affreschi della chiesa di Santa Croce.
Palazzo Colonna di Genazzano
Olevano
Il Castello di Olevano Romano, attuale Palazzo Colonna-Marcucci, già fortificazione medievale eretta sulla rocca dell’antico borgo, diventa proprietà dei Colonna e poi dei Borghese. È possibile visitare le sale affrescate e ammirarne ancora oggi gli antichi arredi.
Castello di Olevano Romano
Paliano
La fortezza, che domina dall’alto il paese, ha ospitato il contingente delle truppe colonnesi, costituendo per molti secoli la roccaforte inespugnabile della famiglia.
Il Palazzo Colonna, costruito intorno al 1623 per volere di Filippo I Colonna (1578-1639) viene completato nella seconda metà del Seicento con il coinvolgimento del noto architetto Antonio Del Grande. Il suo aspetto è rimasto pressoché immutato e oggi ospita numerose opere d’arte e preziosi arredi, tra cui i trofei di guerra legati alla storica battaglia di Lepanto.
La Chiesa Collegiata di S. Andrea, costruita su una preesistenza medievale per volere di Marcantonio I Colonna agli inizi del XVI secolo, viene progettata per diventare mausoleo dei principi Colonna di Paliano.
Palazzo Colonna di Paliano