Di Letizia Mula
Lo si può considerare il ‘padre’ dei fotoreporter e degli odierni ‘paparazzi’. Adolfo Porry-Pastorel è stato il pioniere di un mestiere e di un’arte, quella che vede e annota con la luce tutto ciò che succede nella vita sociale del nostro Paese.
Fotografia di Adolfo Porry-Pastorel
Nato nel 1888 a Vittorio Veneto, un piccolo comune della provincia di Treviso in Veneto, si realizzò subito nel suo lavoro. All’età di 20 anni, dopo aver lavorato per Il Messaggero, Il Giornale d’Italia e La Voce, è alla guida della sua agenzia “VEDO” (Visioni Editoriali Diffuse Ovunque), grazie alla quale, tramite le immagini inviate a giornali e rotocalchi, riuscì a dare vita a un racconto inedito e sorprendente della storia d’Italia. A lui sono riconducibili, inoltre, alcune terminologie che per noi oggi risultano essere scontate e all’ordine del giorno, come: “attualità”, “ultim’ora”, “inchieste”, “gossip”, “scoop”, “retroscena”, “cronache nere o rosa”.
È Porry a porre le basi del fotogiornalismo italiano, quello che vedrà all’attivo negli anni a seguire figure di rilievo come Letizia Battaglia, Paolo Pellegrin, Lorenzo Tugnoli e tanti altri.
Le fotografie di Adolfo Porry-Pastorel
I lavori di Adolfo Porry-Pastorel non erano mai foto ufficiali ma sempre spontanee, imprevedibili ed autentiche che catturavano i retroscena con la capacità di stare sempre “nel posto giusto al momento giusto”. Attraverso le sue fotografie egli raccontò il Paese di quegli anni difficili, catturando gli istanti di vita quotidiana dei cittadini, le nuove abitudini, i fatti di cronaca, i grandi personaggi con creatività, ironia e temerarietà.
Con i suoi reportage abbracciò più generi: dalla politica all’attualità, dal costume allo sport, alla cultura e agli spettacoli.
Uno dei tanti aneddoti entusiasmanti della vita di Porry-Pastorel risale al 12 ottobre 1915, data in cui fu pubblicata ne Il Giornale d’Italia una foto da lui scattata che mostrava in esclusiva l’arresto di Benito Mussolini durante il raduno interventista a favore dell’entrata in guerra dell’Italia.
Questa fotografia non gli fu mai perdonata dal futuro Duce: «Sempre il solito fotografo!» lo apostrofò sarcasticamente in più occasioni; «Sempre il solito presidente del Consiglio!» fu la replica ironica di Porry-Pastorel.
Arresto di Benito Mussolini, 12 ottobre 1915 – Adolfo Porry-Pastorel
Ma Pastorel è anche l’autore di un epocale reportage sul ritrovamento del corpo di Giacomo Matteotti, il più grave caso di omicidio politico della prima metà del ‘900 in Italia.
Con i suoi scatti Pastorel mostra, senza riserve, le contraddizioni del regime smontando i trionfalismi e celebrando i backstage. Immortala le risate dei gerarchi, la bassa statura del re, il conformismo oceanico delle adunate di piazza, rompe il cerimoniale riprendendo i protagonisti in pose più disinvolte e inaspettate. Nelle foto di Pastorel con sottile sovvertimento, il potere si dissacra, mentre la vita quotidiana si fa rito. La sua foto non giudica, ma ironizza con inquadrature inusuali, composizioni irrituali come mai nessun altro fotografo aveva fatto prima.
Altrettanto vivaci sono le foto dedicate alla gente comune, quelle di un’Italia non ingessata nella posa del regime: ai bagni al mare, nei caffè, nelle inaugurazioni di gala, nelle cerimonie pubbliche, i comizi, matrimoni, funerali; il varo di un dirigibile, al circo, sul set di un film, nelle passeggiate, nelle nozze di sposini autarchici che vanno in chiesa in bici. Un filo sembra legare le foto politiche a quelle popolari, i ritratti di Primo Carnera in pantaloncini, di Mussolini e Ciano in spiaggia in costume, delle signore al mare.
Tre giovani donne passeggiano di fronte al Colosseo
Il trasferimento a Castel San Pietro Romano
Verso la metà degli anni Quaranta, però, Pastorel cambia vita e lascia il fotogiornalismo, restando tuttavia a gestire l’agenzia Vedo. Dal 1952 si sposta dalla grande metropoli verso un piccolo borgo ridente situato sul Monte Ginestro: Castel San Pietro Romano. Arrivato lì si trova di fronte un paese devastato dalla guerra, un paese ‘scassato’.
Diventatone sindaco (in carica fino al 1960), la piccola Castel San Pietro trova la fortuna e riesce a vedere una rinascita che le farà acquisire grande notorietà.
Porry-Pastorel stringe rapporti con i più importanti personaggi del cinema italiano del Dopoguerra. Si tratta di un amore non secondario per Pastorel quello per il mezzo cinematografico, figlio della fotografia.
A quel tempo i registi, infatti, per ambientare i propri film, cercavano un paese ‘scassato’, che non avesse ancora conosciuto il boom economico ed edilizio delle metropoli.
Il sindaco visionario invitò allora l’amico e attore Vittorio De Sica a prendere in considerazione il suo paese.
Inizio un periodo florido per il piccolo borgo che iniziò ad essere scelto come ambientazione per numerosi film, a cui parteciparono come comparse tutti gli abitanti del borgo. Addirittura, con i compensi ricevuti essi riuscirono a ricostruire molte delle loro abitazioni.Tra le pellicole più famose che mostrano come sfondo lo straordinario scenario offerto da Castel San Pietro Romano non possiamo che ricordano Pane, amore e fantasia (1953), Pane, amore e gelosia (1954), Pane, amore e… (1955), Tuppe tuppe marescià (1958), Il Federale e I due marescialli (1961).
Gina Lollobrigida e Vittorio De Sica in Pane, amore e fantasia (1953)
Alcune di esse ottennero importanti riconoscimenti e premi come Pane, amore e fantasia che si aggiudicò l’Orso d’argento al Festival di Berlino (1954), mentre Gina Lollobrigida il “Nastro d’argento” come migliore attrice protagonista.
Adolfo Porry-Pastorel e Vittorio De Sica
A proposito Adolfo Porry-Pastorel: di OFF ROME Tour suggerisce
OFF ROME Tour inviata a visitare il magnifico borgo di Castel San Pietro Romano e il MuDi – Museo Diffuso che racconta le bellezze di questo meraviglioso paese e che, ad oggi, si è aggiudicato il titolo di uno dei Borghi più belli d’Italia.
Ricordiamo, inoltre, la mostra dedicata proprio a Adolfo Porry-Pastorel (Adolfo Porry-Pastorel – L’altro sguardo. Nascita del fotogiornalismo in Italia) allestita al Museo di Roma – Palazzo Braschi e che sarà visitabile fino al 24 ottobre 2021.
Locandina della mostra Adolfo Porry-Pastorel – L’altro sguardo. Nascita del fotogiornalismo in Italia