di Claudia Trimboli
Nel 1537, grazie a papa Paolo III Farnese, Frascati tornava sotto il controllo della Camera Apostolica, favorendo così uno sviluppo della nascente cittadina. Un segno indelebile di questo evento è la celebre medaglia coniata nel 1549 da Giovanni Federico Bonzagni (c.1507-1588), per volere del medesimo pontefice. In essa viene mostrata Frascati e compare la prima delle dodici ville tuscolane, ovvero la Rufina, in origine appartenuta al monsignore Alessandro Rufini vescovo di Melfi, divenuto successivamente proprietario anche di altre ville limitrofe, come la Belvedere e la Rufinella.
P. Bertelli «Frascati città di campagna» (1607-1608 circa; incisione).
G. F. Bonzagni, papa Paolo III, Frascati e la villa Rufina (1549; medaglia).
I vari passaggi di proprietà
Nel 1548 Alessandro Rufini aveva avuto in dono dal papa Paolo III Farnese un terreno presso il luogo detto della Maddalena. Lo storico locale e canonico Pietro Santovetti menzionava, nel suo manoscritto, una «vigna, o villa della Madalena» da cui traeva il nome una piccola cappella che nasceva su quel terreno.
L’architettura della dimora, nella prima fase di costruzione viene attribuita, anche se con una certa cautela, all’ architetto chiamato Nanni di Baccio Bigio ovvero Giovanni di Bartolomeo Lippi (c.1513-1568).
M. Greuter, «È fatta celebre la città di Frascati dalla vaghezza delle sue ville suburbane» (particolare della Rufina; 1620; incisione).
Nel corso del tempo diversi furono i proprietari della villa. Nel 1563 essa fu ceduta a Francesco di Cristoforo Cenci (1549-1598), per circa dieci anni. Successivamente nel 1573 venne acquistata dal cardinale Alessandro Sforza di Santa Fiora (1531-1581) e rimase alla famiglia fino al 1628. In seguito, a vicende alterne, la Rufina fu ceduta da Paolo Sforza al cardinale Giovanni Vincenzo Gonzaga (1540 -1591) per tornare poi, nel 1592, alla precedente casata. Ancora una volta, nel 1603, per il susseguirsi di complesse dinamiche la villa rischiò di essere concessa al cardinale Alessandro Peretti Montaldo. In seguito poi alla separazione di Alessandro Sforza dalla moglie, tra il 1623 e il 1624, la villa restò di proprietà di Eleonora Orsini.
Dopo il banchiere Giulio Bonanni, la Rufina venne acquistata il 27 luglio 1628 da Orazio Falconieri rimanendo alla sua famiglia fino al 1879.
Ulteriori interventi che interessarono la villa sono probabilmente attribuibili agli architetti Camillo Arcucci (1617/1618-1667) e Giuseppe Brusati, mentre pare controverso pensare ad un contributo di Francesco Borromini (1599-1667).
P. Cacchiatelli e G. Cleter. Veduta della Falconieri e Frascati (1846; incisione).
L’interno dell’edificio fu arricchito, nel corso del tempo, da affreschi di soggetto profano con contenuto storico e mitologico. Ad oggi si conservano cinque locali, cioè piccole stanze che si sviluppano intorno al salone, le quali presentano decorazioni pittoriche cinquecentesche. Esse sono state attribuite all’artista Luzio Luzi. Successivamente venne affrescata, subito dopo la sua costruzione, tutta l’ala di sinistra con le stanze dedicate alle stagioni, forse assieme al salone di accesso alla dimora.
Furono molte gli artisti che si succedettero ai lavori, tra essi ricordiamo: Carlo Maratta (1625-1713), Niccolò Berrettoni (1637- 1682), Ciro Ferri (1634-1686) o Pier Leone Ghezzi (1674-1775).
Anche in questo caso il canonico Pietro Santovetti, tra le tante notizie fornite sugli affreschi della villa Falconieri, racconta che nella «gran sala, vi sono in essa dipinte le quattro parti del mondo opere del cavaliere Pier Leone Ghezzi», mentre nella volta si «rappresenta il carro di Nettuno, e la nascita di Venere» e attribuisce queste opere a «pittura di Carlo Maratta».
La villa Falconieri dall’ Ottocento ad oggi
Tusculus vulgo Frascati (Particolare della Rufina; secondo decennio del XVII secolo; incisione).
Nell’anno 1879 la villa fu acquistata dalla principessa Elisabetta Aldobrandini Lancellotti e diverso tempo dopo rivenduta (più precisamente nel 1898) ai Padri Trappisti dell’Abbazia delle Tre fontane, i quali svolgendo alcuni lavori all’interno dell’edificio coprirono delle pitture. Nel 1905 la villa venne poi ceduta, anche grazie alla mediazione dello scrittore tedesco Richard Voss (1851-1981), al barone e banchiere Ernst Mendelsshon von Bartholdy, che poi la donò all’imperatore Guglielmo II. La struttura fu destinata a Istituto Storico Germanico di Roma e nel 1911 venne restaurata. Dopo la prima Guerra Mondiale la dimora fu confiscata dallo Stato Italiano, in quanto bene di un paese nemico. Successivamente essa divenne sede dell’Istituto Internazionale di Cinematografia educativa, diretto da Luciano De Feo e, a partire dal 1938, dell’Istituto Nazionale per le Relazioni con Estero, retto da Galeazzo Ciano. Durante il secondo conflitto mondiale, invece, la villa fu occupata dal comando militare tedesco. L’8 settembre 1943 la dimora venne gravemente danneggiata dai bombardamenti, che distrussero interamente l’ala destra dell’edificio. Infine, dopo svariati periodi d’abbandono, essa venne usata come colonia elioterapica per i bambini di Frascati.
La Falconieri fu restaurata tra il 1956 e il 1958 e riqualificata tra il 1983 e il 1996. In conclusione ricordiamo anche che dal 1959 al 1999 essa è stata sede del Centro Europeo dell’Educazione, mentre tra il 2000 e il 2015 ha ospitato l’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione (INVALSI).
Infine, dal 2016 Villa Falconieri è sede all’Accademia Vivarium novum.
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